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Don Eugenio Blanchini

Don Eugenio Blanchini fu il prete dei contadini, degli operai, degli emigranti, degli ultimi e degli oppressi di quel Friuli che a cavallo tra il 19. e il 20. secolo stentava a mettersi al passo con il progresso economico e sociale che aveva interessato alcune regioni italiane. Fu il prete della periferia udinese afflitta da emarginazione e povertà. Fu il prete dei giovani ai quali offrì possibilità di riscatto e istruzione. Fu il prete che, seppur lontano dalla sua Benecia, ebbe a cuore le sorti della sua gente dedicandole attenzione e dandole incoraggiamento e suggerimenti per invertire la tendenza alla rassegnazione.

Don Eugenio Blanchini fu un esponente di rilievo del cattolicesimo sociale che in Italia e in varie nazioni europee diede fulgide figure di preti e laici che spesero la vita per il riscatto degli ultimi.

Don Eugenio Blanchin (il cognome fu italianizzato in Blanchini) nacque il 7 marzo 1863 a Biacis, in comune di Tarcetta (oggi di Pulfero), in una famiglia di piccoli proprietari. Entrò nel seminario di Udine nel 1874 e nel 1886 fu ordinato sacerdote assieme a mons. Ivan Trinko di Tercimonte (1863-1954).

Ad Attimis, Nimis, Resia, Rodda, S. Leonardo, S. Pietro degli Slavi, si comincia a lavorare, ma non bisogna indietreggiare davanti le prime difficoltà.

Con la coscienza di fare un’opera eminente cristiana, vantaggiosa e civile, tutti gli Sloveni d’accordo devono far bandire dai loro paesi i metodi antiquati di vita atomistica e puntigliosa che li dissangua, sventolando sopra di loro la bandiera su cui sta scritto:

Associazione cristiana e lavoro razionale. – Avanti, sempre avanti. – Excelsior. – Zivio Sloveni.

E. Blanchini, La Slavia, Udine 1901, p. 37

Per un breve periodo fu cappellano nelle Valli del Natisone poi, per motivi di salute, fu trasferito a Santa Maria la Longa. Nel 1890 fu nominato vicedirettore dell'orfanotrofio Francesco Tomadini di Udine dove venne a contatto con i problemi dell'infanzia e della gioventù ed elaborò idee ed iniziative per offrire loro un futuro. In quegli anni entrò in contatto e impostò un rapporto di collaborazione e fiducia con Giuseppe Toniolo (1845-1918), economista e sociologo, tra i protagonisti del cattolicesimo sociale italiano. Questi nel 1896 invitò il Blanchini a presentare una relazione al secondo Congresso cattolico italiano che si tenne a Padova. Nel suo intervento il sacerdote parlò dell'agricoltura friulana denunciandone le fragilità e soprattutto il frazionamento delle proprietà. In base agli studi e alle conoscenze acquisite pubblicò volumi e studi sui metodi moderni dell'agricoltura, sulla necessità di migliorare le condizioni di vita della popolazione delle campagne.

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Nel 1899 fu eletto parroco di San Giorgio Maggiore, una delle parrocchie più povere del Friuli. Anche qui don Blanchini profuse le sue doti di organizzatore dedicandosi all'assistenza dei suoi parrocchiani, in particolare dei giovani e degli emigranti che numerosi si recavano nelle regioni dell'Impero austriaco. Per i missionari degli emigranti istituì la Società di S. Raffaele e più volte egli stesso visitò la sua gente in Slovenia, Austria e Baviera e istituì uffici per la loro assistenza.

Grande fu il suo impegno per l’educazione dei ragazzi. Fondò ricreatori maschili e femminili frequentati dai giovani di tutta la città, istituì una scuola per la formazione delle figlie del popolo che diventerà l’Istituto tecnico professionale, intitolato a lui dopo la sua morte.

Rimase sempre legato alla sua terra e ai confratelli sloveni. Nel 1901 pubblicò l’opuscolo «La Slavia» sui problemi economici e sociali delle valli del Natisone spronando gli abitanti a modernizzare le attività agricole e ad avviare forme di cooperazione nella produzione e nello smercio dei prodotti agricoli.

Don Eugenio Blanchini morì l’11 marzo 1921.

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